Fabio Evangelisti ci racconta la straordinaria vita di Alberto Roselli

Fabio Evangelisti autore di A Santiago c’è una Piazza ci ha visitato alla Radio Perché per presentare il libro dove ci racconta la vita di Alberto Rosselli

“Non si tratta solo di un viaggio fisico, di questo ragazzo che parte dall’Italia, ma dentro c’è anche un viaggio interiore che si realizza nell’arco di una vita”.

É con queste parole che Fabio Evangelisti ha incominciato a raccontarci del suo libro, “A Santiago c’é una piazza”, nel corso di una lunga intervista che ha rilasciato a Radio Perché, la radio del Comites del Cile.

Alberto Rosselli, di Carrara, oggi con i suoi ottantasette anni ben portati, è il protagonista del libro che tra Italia, Argentina e Cile riesce a entusiasmare, coinvolgere, far sentire partecipe il lettore, regalandogli un “posto in prima fila”. “Voglio partire da un aneddoto”, ha detto Evangelisti raccontando e raccontandosi nell’intervista. “Alberto giunge a Buenos Aires e in tasca ha solo una moneta. Nella strada che sta percorrendo c’é un lustrascarpe. Lo colpisce per la sua dignitosa povertà. Pensa un attimo e poi si avvicina e gli dà la moneta pensando che la necessita più di lui.

Da questa moneta regalata a uno sconosciuto parte la storia di Alberto che si snoderà fra le più svariate attività, lavori e iniziative che gli permetteranno di superare un momento molto problematico della sua vita con la piena realizzazione”. Alla fine il sogno della sua gioventù, per dirla con l’autore: “Cosa può desiderare un ragazzo che abbandona il suo paese solo?”, cioè, “quello di farsi una famiglia”, lo realizza.

E non basta. Oggi la sua famiglia si trova compatta a gestire il suo piccolo grande impero costituito da una catena di ristoranti e pizzerie onnipresenti nel “paese sottile” di cui solo recentemente ha deciso di passare il timone al figlio Mario e che nel libro trovano il loro motivo di esistere. Assieme a una imponente azienda import export (rigorosamente tra Italia e Cile) a capo della quale c´è la figlia Patricia. E con queste attività un altro sogno di Alberto si realizza: quello di esportare in Italia prodotti cileni, come vino e il prestigioso salmone ed importare dall’Italia alimenti tipici e, oserei dire, unici nel sapore, come pasta, olio, formaggio, caffè.

“Alberto ama il Cile pur sentendosi sempre profondamente italiano”, ha spiegato a Radio Perché il genero di Alberto, José Luis Granese, “A tal punto che i suoi figli non li ha mandati in una scuola italiana come fanno molti italiani che vivono in Cile, ma cilena. Questo perché loro doveva apprezzare e formarsi in questo paese”.

E il libro racconta proprio tutto questo: l’italianità vissuta attraverso l’esistenza quasi quotidiana della famiglia di Alberto. Una realtà fatta di sapori autentici che ha voluto lui stesso importare (scegliendo con cura prodotti e alimenti) perché insostituibili che si sono tradotti in una magica accettazione e quasi divinazione da parte dei suoi clienti sparsi per tutto il Cile.

Ma nel libro c’é di piú. Il libro può essere letto su diversi piani tutti ben evidenti ma tutti perfettamente incastonati in un gioco di parole che si trasformano ora in dramma e ora in gioia, ora in amore e ora in paura e affanno. Ed é cosí che i lettori in Italia lo hanno già valutato: una bella storia d’amore, un romanzo avvincente, una storia di famiglia appassionante; la difficile realtà dell’immigrazione e anche la rivincita della realizzazione personale ed economica con quello che l’autore ha voluto definire con il mito dello zio d’America. Insomma, in questo libro c’é tutto e l’opposto di tutto.

Fatto per chi ama le saghe familiari ma anche per chi ama le storie avvincenti delle famiglie che dal nulla sono riuscite a realizzarsi in un paese lontano che amano senza mai perdere il gusto e le radici del “primo amore”, quello per la madre patria. Sicuramente chiunque lo leggera troverà la sua dimensione e la prospettiva che lsaprá affascinarlo, conquistandolo.

Marco Maria Scotti

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